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Credito d’imposta e sostenibilità: così il Piano Transizione 5.0 supporta le imprese



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ll Piano Transizione 5.0 è finalmente operativo e offre alle imprese l’opportunità di aumentare i livelli di digitalizzazione e sostenibilità ambientale. Ecco i progetti ammissibili e le procedure da seguire

Pubblicato il 17 set 2024

Thomas Candeago

Head of Tax Incentive & Granting di BDO

Daniela Ciccone

Senior of Tax Incentive & Granting di BDO



Industry 5.0 Transizione 5.0

Tra le misure più attese e attraenti, il Piano Transizione 5.0 è finalmente operativo e da agosto le imprese possono comunicare al GSE (Gestore Servizi Energetici) i progetti di investimento avviati con lo scopo di incrementare il livello di digitalizzazione ma, soprattutto, di sostenibilità ambientale, che diventa il fattore premiante per l’accesso alla misura.

Il Piano 5.0 pone al centro la sostenibilità che si traduce, in questo caso, in migliori performance a livello di efficienza energetica.

Riduzione dei consumi energetici

Il nuovo paradigma si può definire come l’evoluzione “green” del 4.0 poiché prevede, come base di partenza, l’acquisto dei beni 4.0 che siano, però, in grado di apportare miglioramenti in termini di consumi energetici.

Infatti, alle imprese sarà riconosciuto un credito di imposta a fronte della realizzazione di un progetto di innovazione che permetta di conseguire complessivamente una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva (almeno pari al 3%) oppure dei processi (almeno del 5%). Pertanto, il beneficio per le imprese è proporzionale: migliori sono le performance, maggiore sarà il credito di imposta spettante.

Al fine di agevolare le imprese nel sostenimento delle spese per le certificazioni, la misura riconosce un incremento del tax credit fino a 10mila euro per le spese di certificazione (ex-ante ed ex-post) e ulteriori 5mila euro per le imprese non obbligate per legge alla revisione legale dei conti che dovranno adempiere all’obbligo di certificazione contabile.

I progetti ammissibili

I progetti presentabili possono prevedere investimenti su 3 categorie principali di beni e/o attività, di cui solo la prima è vincolante per l’accesso:

  • beni definiti “4.0”. La novità è rappresentata dall’ammissibilità anche di software gestionali, piattaforme e applicazioni per l’intelligenza degli impianti utili a monitorare i consumi o che introducono meccanismi di efficienza energetica, attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati anche provenienti dalla sensoristica IoT di campo;
  • beni finalizzati all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo, a eccezione delle biomasse, compresi gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta. attenzione però che gli impianti con moduli fotovoltaici devono essere prodotti negli stati membri dell’UE.
  • spese per la formazione del personale nell’ambito di competenze utili alla transizione dei processi produttivi.

La misura si rivolge a tutte le imprese del territorio nazionale senza distinzioni, ad eccezione, di quelle in stato di fallimento o le cui attività comportano emissioni elevate di gas a effetto serra o di sostanze inquinanti. È, inoltre, richiesta la conformità alle norme sulla sicurezza e i contributi previdenziali.


Un caso pratico

Si ipotizzi che l’azienda Alfa acquisti una linea di produzione per un ammontare pari a 1 milione di euro e un risparmio dei consumi energetici pari al 15% a livello di processo produttivo. Attualmente, il credito di imposta per investimenti in beni strumentali 4.0 è pari al 20% per investimenti fino a 2,5 milioni; invece, con il 5.0 il credito di imposta raggiunge il 45% delle spese ammissibili, ottenendo un beneficio più che raddoppiato rispetto al 4.0. Ma ipotizziamo che l’impresa aggiunga al progetto anche un impianto fotovoltaico, di origine europea, con celle bifacciali ed efficienza pari al 24% per 1,5 milioni di euro. L’intensità applicata a tutti gli investimenti effettuati sale al 63%, proprio grazie alle caratteristiche dei moduli fotovoltaici, superando così il milione di euro di beneficio per l’impresa acquirente.

A questo punto si potrebbe pensare che, conseguire tali livelli di efficienza energetica, diventa difficile, oltre che la sostituzione di un macchinario spesso prevede un aumento dei consumi. Qui entrano in gioco gli ingegneri che si occupano di calcolare il risparmio conseguibile mediante gli investimenti progettati e, allo stesso tempo, possono consigliare quali sono le alternative tecnologiche migliori per poter beneficiare dell’aliquota agevolativa maggiore. Altro aspetto da considerare è che il risparmio è calcolato anche in rapporto alle performance e non solo al mero valore energetico.


Come accedere all’agevolazione

Comprese quali sono le tipologie di interventi ammissibili e il funzionamento della misura, si passa all’iter burocratico previsto per accedere all’agevolazione. Questo è il punto, forse, più critico per le imprese, ma vediamo perché.

I richiedenti dovranno, innanzitutto, avere ben chiaro il progetto da realizzare, possedere una certificazione dei risparmi energetici conseguibili (ex-ante) ed essere disponibili a poter pagare entro 1 mese dall’avvio il 20% degli investimenti. Successivamente, dovranno munirsi di: perizia per i beni 4.0, certificazione contabile degli investimenti e prevedere di concludere gli investimenti entro il 2025, compresi collaudo, consegna, installazione ed interconnessione dei beni, oltre che il sostenimento degli esami per le attività formative. Mentre, per gli investimenti nei beni alimentati da fonti rinnovabili, è richiesto che entrino in esercizio entro un anno dalla data di completamento del progetto di innovazione.

A livello operativo la misura richiede 3 passaggi:

  1. comunicazione di avvio
  2. comunicazione intermedia
  3. comunicazione di completamento del progetto

Per poter accedere al portale dedicato, le imprese dovranno creare un account nell’area clienti del GSE a cui si accede mediante SPID e poi si dovrà procedere con la compilazione dei dati richiesti: anagrafiche aziendali, dichiarazioni e le informazioni concernenti i progetti.

Relativamente ai progetti sarà necessario inserire i dati relativi alla struttura produttiva, le date previste di avvio e completamento del progetto, il risparmio annuo stimato e gli investimenti agevolabili con il relativo ammontare.

Una volta inviata la domanda, il GSE ne darà conferma con l’indicazione del credito presunto richiesto attraverso l’inoltro di una ricevuta entro 24 ore dall’invio dei documenti. Ma la conferma di accesso alla misura dovrà, invece, arrivare entro 5 giorni dalla generazione della ricevuta, con eventuale richiesta di integrazioni. Successivamente, ed entro 30 giorni dalla conferma della prenotazione, l’impresa dovrà confermare i dati e fornire la prova dell’effettuazione dell’ordine con il pagamento di un acconto pari al 20% dell’investimento.

Infine, una volta completati gli investimenti, si dovrà inviare l’ultima comunicazione corredata dalla certificazione ex-post, la perizia, la certificazione contabile, le fatture e i dati relativi agli investimenti effettuati. Entro 10 giorni da tale comunicazione, il GSE comunicherà l’importo che l’impresa potrà fruire e, dopo ulteriori 5 giorni, si potrà procedere all’utilizzo in compensazione con F24.

Considerando che la valenza della misura vale il biennio 2024-2025, le imprese, pur avendo avuto la possibilità di avviare gli investimenti dal 1° gennaio 2024, sono state in una situazione di stand-by a causa dei ritardi burocratici fino all’estate, lasciando solo più un anno e mezzo per completare gli investimenti. Ciò è stato particolarmente penalizzante per i macchinari complessi e impianti specifici, realizzati ad hoc anche per poter rispettare i parametri di efficienza energetica.

Ora è il momento di agire poiché le informazioni per poter progettare gli investimenti sono disponibili e complete. La misura è complessa ma con il corretto coordinamento è possibile davvero sfruttare la grande occasione per poter sviluppare in modo sostenibile la propria impresa spendendo la metà.

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