Indagine

Imprese e ICT 2023, Istat: le PMI stentano a spiccare il volo

L’indagine Istat 2023 fotografa lo stato di adozione delle tecnologie digitali da parte delle imprese italiane, evidenziando la necessità di strategie mirate per promuoverne la diffusione nel Bel Paese. Soprattutto per quanto riguarda le PMI che sono ancora indietro a livello di intelligenza artificiale e condivisione dei dati

Pubblicato il 04 Gen 2024

Fonte: Istat, Imprese e ICT, Anno 2023

Lento. Così può essere descritto il passo delle imprese italiane, soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni, nei confronti della digitalizzazione. Come si legge nel rapporto “Imprese e ICT 2023” di Istat le PMI del Belpaese si distinguono in Europa per il tasso di adozione del cloud computing (61,4%, rispetto alla media Ue27 del 45,2%) e della fatturazione elettronica (97,5%, in confronto alla media europea del 38,6%), quest’ultima resa obbligatoria in Italia da disposizioni di legge per una vasta gamma di operatori economici. Tuttavia, mostrano ancora un ritardo significativo nell’implementazione dell’intelligenza artificiale e nella condivisione dei dati con i fornitori.

Per essere precisi, il 47,9% delle PMI italiane (48,7% delle PMI europee) utilizza almeno un software gestionale, ma soltanto il 13,6% condivide elettronicamente i dati con i fornitori o i clienti all’interno della catena di approvvigionamento (rispetto al 23,5% della media Ue). La mancanza di competenze rappresenta un ostacolo per il 55,1% delle imprese che hanno considerato l’adozione delle tecnologie AI senza poi implementarle. In particolare, in Italia, solo il 5% delle imprese con 10 o più dipendenti utilizza tecnologie di intelligenza artificiale, a differenza della media europea dell’8%.

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Il divario tra PMI e grandi imprese

L’indagine “Imprese e ICT 2023” di Istat si basa sul Digital Intensity Index (DII), uno dei sotto-indicatori della transizione digitale delle imprese previsto nel programma “Bussola digitale 2030” che misura l’utilizzo di 12 diverse tecnologie digitali. L’indice rivela che il 60,7% delle PMI (10-249 addetti) si trova a un livello base di digitalizzazione. Ciò significa che adotta almeno 4 attività digitali sulle 12 utilizzate per comporre il DII contro il 57,7% nell’Ue27, mentre solo il 21,3% raggiunge livelli più alti. Al contrario, le grandi imprese (almeno 250 addetti) mostrano performance superiori, con il 91,1% che si posiziona ad un livello almeno base e il 68,1% anche a un livello alto (da 7 a 9 attività).

Divario che si acuisce soprattutto nelle attività che richiedono competenze specialistiche e complessità organizzativa e dimensionale. Sostanzialmente le piccole e medie imprese incontrano maggiori difficoltà nell’analisi dei dati effettuata all’interno o all’esterno dell’impresa (nel 25,7% per le PMI e nel 74,1% per le grandi imprese) e nell’utilizzo di software gestionali sia a livello di pianificazione delle risorse aziendali e quindi ERP, Enterprise Resource Planning (41,4% nelle PMI e 85,0% nelle grandi imprese) che di gestione delle informazioni sui clienti, noti come CRM o Customer Relationship Management (18,5% e 53,4%).

Istat traccia il profilo digitale delle imprese italiane

A fronte di un confronto delle cinque combinazioni più frequenti delle 12 attività DII nel 2023, Istat evince che le tecnologie implementate con maggiore frequenza fino a raggiungere almeno un livello “di base”. In generale, circa il 25% delle PMI digitalizzate almeno a livello “di base” si distingue per l’utilizzo combinato di Internet da parte degli addetti, cloud computing e social media, senza adottare software gestionali, né tecnologie di intelligenza artificiale o analisi dei dati. La situazione più comune riguarda l’uso esclusivo della banda larga a velocità di almeno 30 Mbit/s tra le 12 attività considerate. Tuttavia, le connessioni ad almeno 1 Giga sono ancora limitate.

Al contrario, nelle grandi imprese è più diffusa una combinazione complessa che coinvolge almeno nove tecnologie: connessione a Internet, cloud computing, software gestionali, uso dei social media e analisi dei dati effettuata all’interno o all’esterno dell’impresa. Gli indicatori legati alle vendite online e al business-to-consumer (B2C) compaiono tra le prime combinazioni nelle imprese con almeno 250 addetti.

Servizi di cloud computing di livello intermedio-sofisticato (dalle applicazioni software di finanza e contabilità, ERP e CRM alle applicazioni software di sicurezza e hosting di database) vengono scelti anche dalle PMI (nel 55,1% dei casi), mentre le attività legate alle tecnologie avanzate (intelligenza artificiale e analisi dei dati) sono presenti tra le prime cinque combinazioni solo nelle imprese che hanno già adottato diverse attività di base, mostrando una connessione a gradi di digitalizzazione alti e molto alti. A conferma di questa affermazione, l’adozione di tecnologie di intelligenza artificiale tra le PMI è più frequente (circa l’80%) tra quelle che hanno già adottato almeno altre cinque attività tra le 12 considerate (73% nel caso dell’analisi dei dati).

Per quanto concerne le differenze settoriali, il rapporto “Imprese e ICT 2023” di Istat evidenzia un’adozione più spinta delle tecnologie digitali nelle aziende appartenenti al settore dei servizi di informazione e comunicazione, della fornitura di energia e delle professioni tecniche.

Imprese e ICT, trend nell’utilizzo dei dati

Come accennavamo poc’anzi, nel contesto delle imprese con almeno 10 dipendenti, spiccano come indicatori distintivi rispetto alle imprese dell’Unione Europea l’adozione del cloud computing (61,4%, contro il 45,2% di media dell’Ue27) e l’implementazione della fatturazione elettronica, obbligatoria in Italia per una vasta gamma di operatori economici (97,5%, rispetto al 38,6% dell’Ue27).

Il 48,7% delle imprese con almeno 10 dipendenti utilizza almeno un software gestionale, tra cui sistemi di pianificazione delle risorse aziendali (ERP), di gestione delle informazioni sui clienti (CRM) e Business Intelligence (BI) per analisi strategiche dei dati. Di queste, oltre la metà (53,6%) ha effettuato acquisti di tali software nell’anno precedente, e il 60% afferma che i dati sono memorizzati in database relazionali.

Ma solo il 14,3% condivide attivamente i dati in modalità elettronica (attraverso siti web, app o altri sistemi di scambio elettronico di dati, sensori in tempo reale o monitoraggio) con fornitori o clienti nella catena di approvvigionamento (contro il 23,5% di media Ue).

Per quanto riguarda l’analisi dei dati, il 24,9% delle imprese con almeno 10 dipendenti effettua tali operazioni con il personale interno o altre aziende del gruppo (rispetto al 28,2% nell’Ue27). Solo il 4,6% si affida ad enti esterni, come università, per l’analisi dei dati (contro il 10,4% nell’Ue27). Le fonti dati più comuni sono di natura tradizionale, come quelle che forniscono informazioni sulle vendite (14,8%) e sui clienti (11,2%), provenienti, ad esempio, da sistemi ERP sulle transazioni e i pagamenti o dal sito web aziendale o software CRM.

L’anello debole: dietro le quinte dell’intelligenza artificiale

Nel 2023, il 5% delle imprese con almeno 10 dipendenti utilizza almeno una delle sette tecnologie di Intelligenza Artificiale (IA) analizzate, mostrando una stabilità rispetto all’anno precedente (6,2%). Le imprese con 50-99 dipendenti subiscono un calo al 5,6% (rispetto al 9,4% dell’anno precedente), mentre rimane costante la quota di circa il 24% delle grandi imprese.

In termini di tecnologie AI utilizzate per attività economica nel 2023, figura il 23,6% delle imprese attive nell’informatica, seguito dal 13,3% delle telecomunicazioni e circa l’11% delle attività di produzione cinematografica, video e programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore.

Relativamente alla intensità di utilizzo di tecnologie di AI misurata attraverso il numero di tecnologie adottate (rispetto al 2,8% delle imprese 10+) spicca il 13,9% delle imprese dell’informatica che effettua un utilizzo combinato di almeno due tecnologie AI. ù

Tra le imprese che utilizzano l’AI, le tecnologie più comuni includono l’automatizzazione di flussi di lavoro attraverso software robot (40,1%), l’estrazione di informazioni e conoscenza da documenti di testo (39,3%) e la conversione della lingua parlata in formati leggibili da dispositivi informatici tramite riconoscimento vocale (31,0%). L’analisi dei dati attraverso l’apprendimento automatico (machine learning, deep learning, reti neurali) è la tecnologia maggiormente utilizzata dalle grandi imprese che utilizzano IA (51,9%).

Gli ambiti aziendali in cui vengono comunemente utilizzati sistemi di AI includono la produzione per la manutenzione predittiva o il controllo qualità (39,0%, fino al 52,5% nel settore manifatturiero), il marketing o le vendite per assistenza ai clienti o campagne promozionali personalizzate (33,1%, al 41,3% nel settore dei servizi), la sicurezza informatica (23,7%, al 50,6% nel settore dell’energia) e le attività di ricerca e sviluppo (R&S) o innovazione per analizzare dati, sviluppare un prodotto/servizio nuovo o significativamente migliorato (21,1%).

Il 4,4% delle PMI (15,3% tra le grandi) ha considerato l’utilizzo di tecnologie AI ma non le ha ancora implementate, con ostacoli rappresentati dalla mancanza di competenze (55,1%), dai costi elevati (49,6%) e dall’indisponibilità o scarsa qualità dei dati necessari (45,5%). Solo il 14,3% indica l’inutilità dell’applicazione delle tecnologie AI come ostacolo.

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